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Dies romana: in quanti conoscono questa festività?

Molti di voi la conosceranno come “Natale di Roma”, scopriamo origini e tradizioni legate a questa festa tipicamente romana.

Anticamente detta Dies romana, o conosciuta anche con il nome di Romaia, questa festività prettamente romana si festeggia il 21 aprile. Eh sì, stiamo parlando del famosissimo Natale di Roma, festa laica direttamente collegata alla fondazione della città di Roma.

 
Ma perché questa data?
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Secondo la leggenda, narrata da Varrone, Romolo avrebbe infatti fondato la magnifica città di Roma proprio il 21 aprile del lontano 753 a.C.. Fu scelta questa data grazie ai calcoli astrologici di un certo matematico e filosofo del I secolo a.C. noto come Lucio Taruzio Firmano, un caro amico di Varrone e Cicerone. Da questa data, spiegano gli esperti, deriva la locuzione latina Ab Urbe condita ovvero “dalla fondazione della Città” la quale servì a scandire la cronologia romana prima dell’adozione del calendario gregoriano.

Quando iniziarono a festeggiarla come si deve?

L’anniversario della fondazione di Roma divenne un importante elemento di propaganda durante l’età imperiale a partire dall’imperatore Claudio, il quale circa nel 47 festeggiò l’ottocentesimo anniversario dalla fondazione di Roma con i Ludi Saeculares, dei giochi che comportavano sacrifici e altri spettacoli teatrali.

Quando l’impero divenne cristiano questa festa però perse il significato civico, e ne assunse uno simbolico. Venne infatti istituita la celebrazione di San Cesareo diacono e martire.

Con la caduta dell’Impero Romano d’occidente però, il Natale di Roma, perse del tutto rilevanza e venne del tutto abbandonata come festività, la quale fu recuperata solo con il passare degli anni durante l’epoca risorgimentale.

Fu poi Mussolini, nel 1921, che proclamò il Natale di Roma festa ufficiale del Fascismo, trasformando la Festa dei Lavoratori dal 1° maggio al 21 aprile. Solo nel 1945 le due feste ripresero le date e le accezioni originarie quindi 1° maggio per i Lavoratori, e 21 aprile per la Dies Romana.

Ok, arriviamo alle cose serie: che si mangiava nell’Antica Roma?

L’alimentazione nell’Antica Roma si basava su quei cibi che assicuravano la salute del corpo, e si caratterizzavano per la loro semplicità e immediata disponibilità. Solo quando i romani entrarono a contatto con culture diverse e più evolute scoprirono nuovi cibi ed iniziarono la magnifica scoperta alla ricerca di nuovi sapori.

Tuttavia, all’inizio i romani erano soliti suddividere la loro alimentazione in tre pasti quotidiani: colazione (ientaculum), il pranzo (prandium) e la cena (cena). Il pasto più abbondante era sicuramente quello serale, infatti sia lo ientaculum che il prandium non erano mai molto nutrienti e a volte uno dei due veniva abolito. Una cosa però accumunava tutti e tre i pasti: il condimento. Infatti, erano soliti condire qualsiasi tipo di cibo con una particolare salsa chiamata garum, la quale era a base di pesce fermentato, e veniva versata a gocce su svariate pietanze.

Vediamo un pasto completo degli Antichi Romani…

Iniziavano dal famoso antipasto, chiamato gustacium, formato da piccole porzioni ideali per iniziare un pranzo, come ad esempio olive, cacio romano (l’attuale pecorino) oppure con una frittata di quaglia con latte e pepe. Poi arrivavano i “primi”, che in realtà erano costituiti da pietanze di carne come agnello o maiale. Per tutta la durata del banchetto, la tavola era sempre piena di frutta secca come fichi, noci, mandorle o uva sultanina, cibi che erano molto apprezzati durante quell’epoca poiché fonti di grandi energie.

Ma il vino?

Non si può ancora parlare di vino vero e proprio poiché arriverà più tardi sulle tavole dei romani, però in quel periodo si beveva qualcosa che lo ricordava, cioè un vino molto allungato con l’acqua oppure mischiavano l’aceto insieme ad acqua. Insomma, per bere bene dobbiamo ancora aspettare che passi qualche anno!

Ovviamente tutte le pietanze potevano essere fruibili a seconda della disponibilità economica, quindi i patrizi mangiavano in un modo al quale gli schiavi potevano solo aspirare!

Ma vogliamo presentarvi di seguito una ricetta “popolare”, la famosa polenta di farro chiamata Puls, che potrebbe essere un’ottima alternativa alla nostra polenta di mais.

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Polenta di Farro per 4/6 persone

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  • 1 l brodo vegetale
  • 250 gr di farina di farro integrale
  • Pecorino grattugiato q.b.

Portate ad ebollizione il brodo vegetale, versate a pioggia la farina di farro e mescolate energicamente per circa 10 minuti, aggiustate di sale. Versate la polenta di farro in una teglia sufficientemente alta o in una pirofila da forno, cospargete con abbondante pecorino e fate dorare in forno caldo per almeno 5 minuti, fino a che non si sarà creata una deliziosa crosta sopra la nostra Puls.

Potete gustarla in questo modo, oppure lasciarla “lenta” e condirla con ricchi sughi di carne.

Provare per credere! Alla fine mica mangiavano così male 2000 anni fa, no?

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